Come allungare la vita ai tuoi capi
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Come allungare la vita ai tuoi capi

Tutto comincia dall’acquisto

Le scelte consapevoli sono quelle che si conoscono.

È una frase che mi ha colpito molto e che mi ha fatto riflettere.

Se ripenso a quando ho iniziato ad avere uno stile di vita più sostenibile mi rendo conto che ogni piccolo passo fatto è stato anticipato da un momento in cui “ho aperto gli occhi”

Prima di arrivare a quel punto però, il mio percorso verso la consapevolezza era più o meno sempre questo:

Ho sentito/visto qualcosa >> ho approfondito >> ho cambiato qualcosa. 

Ah, ovviamente sto ancora approfondendo tutti gli ambiti di cui vi parlo nel blog, e sarà un continuo approfondire, informarsi, capirne di più, andare a fondo.

Lo stesso mi è successo con l’abbigliamento. Dopo aver visto cosa c’è dietro la fast fashion, mi sono chiesta come potessi non solo comprare meno e comprare meglio ma anche come valorizzare quello che già avessi.

Credo che tre quarti del mio attuale guardaroba sia composto da abiti della fast fashion: ma mi piacciono, mi vanno bene, mi fanno sentire a mio agio e sono in buone condizioni, perché dovrei buttarli per comprare qualcos’altro anche se fatto con materiali più sostenibili? 

Il capo più sostenibile è già nel nostro armadio, non ce lo dimentichiamo.

Mi sono però chiesta come potessi allungare la vita dei miei capi e farli durare il più a lungo possibile.

Come allungare la vita ai nostri capi

Ecco qui i miei suggerimenti per te:

  • Lava solo quando è davvero necessario. Sembra scontato, ma non lo è. Se un capo non è effettivamente sporco e se non puzza, non è necessario “dargli una rinfrescata” in lavatrice. Basta lasciarlo all’aria aperta. Non è solo una questione di consumo (di acqua, di energia…): si tratta di non stressare eccessivamente le fibre. Ad esempio? I jeans. Meno li laviamo, meglio stanno. 
  • Attenzione alla temperatura durante i lavaggi. Anche qui, non è solo una questione di consumo, ma ogni tessuto ha la sua temperatura ideale. Ad esempio la seta va lavata massimo a 30 gradi, altrimenti il capo si rovina. Non pensate che una temperatura più alta corrisponda a un lavaggio migliore, più efficace.
  • Lava i capi al contrario se hanno applicazioni particolari.
  • Chiudi sempre le cerniere, così non rovineranno altri indumenti.
  • Quando serve, usa un detergente specifico. Personalmente ne ho sempre usato uno solo per tutto ma noto che i maglioni di lana a lungo andare si infeltriscono un po’. Siccome è mio interesse farli durare il più a lungo possibile, proverò un detersivo specifico (ti saprò dire meglio al riguardo).
  • Attenzione ai detersivi fai da te. Sono una grandissima fan dell’autoproduzione, e una volta ho provato a fare un detersivo per lavatrice fatto in casa. Mi è durato qualche mese e i capi risultavano puliti, tuttavia non ho sempre il tempo per farlo e non so a lungo andare se sia la soluzione più ottimale. Vi lascio questo post di Elisa Nicoli in merito, mi ha fatto riflettere. Ricordo poi che in commercio ci sono alternative ecosostenibili molto valide, a prezzi ottimi.
  • Non serve il prelavaggio, basta pretrattare la macchia con sapone di marsiglia o percarbonato, a seconda del tipo di macchia.
  • Chiediti se l’asciugatrice è davvero indispensabile: di nuovo, non solo in termini di consumi, ma anche per le fibre dei tessuti che vengono stressate inutilmente.
  • Prima di buttare qualcosa di rotto, prova a ripararlo o a farlo riparare.
  • E se una cosa non ti va più bene? Regala, vendi o trasforma. Le vecchie magliette diventano ottimi stracci!

Se vuoi saperne di più sul bucato perfetto, ti suggerisco questo articolo.

Questi sono piccoli suggerimenti da tenere in conto per i capi che già abbiamo (anche sintetici). Ma se stai valutando il tuo prossimo acquisto, scegli bene il tessuto. È un punto fondamentale da cui partire se vogliamo che i nostri capi durino più a lungo.

4 distinzioni importanti quando si tratta di fibre:

  • Fibre naturali vegetali: sono ottenute da semi (come il cotone), steli (come la canapa, il lino e l’ortica), foglie (come l’ananas) e corteccia (come il cocco) di piante e alberi. In comune hanno un elemento, la cellulosa. Non è detto che una fibra naturale sia però sostenibile. Sono cresciuta pensando che il cotone fosse l’alternativa migliore: naturale, traspirante, durevole e confortevole. In realtà nella sua coltivazione viene usata una quantità di acqua impressionante, oltre che numerosi pesticidi. Piuttosto puntiamo al cotone biologico: le coltivazioni sono prive di pesticidi, garantendo così un vantaggio sia per l’ambiente che per le persone che ci lavorano.
  • Fibre naturali animali: sono ottenute dal vello (come la lana), dal pelo (come il cashmere e l’angora), dalle secrezioni (la seta) degli animali. In questo caso non c’è solo l’aspetto ambientale da tenere in considerazione, visto che vengono utilizzate molte risorse e sostanze chimiche, ma anche quello etico (come viene trattato l’animale).
  • Fibre artificiali: hanno origine naturale ma vengono trattate con processi chimici. Ad esempio il tencel, una fibra ottenuta dalla cellulosa. Grazie alla loro derivazione naturale sono in gran parte biodegradabili. Attenzione però alla loro provenienza: ci sono infatti numerose coltivazioni intensive che sono causa di deforestazione. Anche in questo caso basta prestare un po’ di attenzione alle certificazioni: queste ci aiutano a capire l’origine della fibra, se rispetta l’uomo e l’ambiente.
  • Fibre sintetiche: derivano principalmente dal petrolio. Parliamo di poliestere, nylon, acrilico… Queste fibre vengono create attraverso processi chimici in laboratorio e – non essendo biodegradabili – sono molto difficili da smaltire. Non solo, questi tessuti inquinano a ogni lavaggio che facciamo in lavatrice perché rilasciano delle microplastiche che superano i filtri delle lavatrici e arrivano nei mari. Fortuna che almeno per questo esiste la Guppyfriend (che non vedo l’ora di testare)! 
L'importanza dei tessuti

Parliamone

E tu? Conoscevi già tutti i suggerimenti per allungare la vita ai capi? Hai altri consigli in merito? Se hai voglia di parlarne, ti aspetto qui: marta@gentilmenta.com

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