Comprare sfuso è sostenibile?
Il peso del packaging
Uno dei primi argomenti che mi ha aperto di più gli occhi sul concetto di sostenibilità è stato il cibo. E non mi riferisco solo alla carne e al pesce: mi sono interrogata spesso sulla provenienza del cibo che compro, sul trasporto, sul packaging… questo perché quando proviamo a farci un’idea dell’impatto di un prodotto – alimentare e non – è fondamentale chiedersi qual è il suo impatto complessivo. Spesso si fanno associazioni frettolose, parziali, e di conseguenza errate in merito: solo perché un prodotto ha un packaging in plastica non vuol dire che è meno sostenibile di uno che ha un packaging in vetro.
Per capire l’impatto complessivo di uno specifico prodotto serve avere chiaro il suo LCA, ovvero il Life Cycle Assessment – il ciclo di vita: si tratta di un metodo oggettivo di valutazione e quantificazione dei carichi energetici ed ambientali e degli impatti potenziali associati ad un prodotto/processo/attività lungo l’intero ciclo di vita, dall’acquisizione delle materie prime al fine vita – Ispra Ambiente. Calcolare l’impatto di un prodotto o di un’attività, dalle fasi iniziali di produzione a quelle di smaltimento è un lavoro lungo, complesso, e anche costoso. Per questi motivi non viene fatto da tutte le attività commerciali.
Cosa possiamo fare noi?
Di sicuro non calcolare in autonomia il ciclo di vita di un prodotto o di una qualsiasi attività. È bene sapere che questo processo esiste – e che in molti casi possiamo trovare delle relazioni di LCA online (alcune aziende li rendono pubblici) – in modo da on fossilizzarci solo ed esclusivamente sul packaging quando dobbiamo acquistare un prodotto. Quando dobbiamo acquistare qualcosa proviamo ad avere quante più informazioni possibili su:
- Provenienza del prodotto: da dove viene? (ce lo dice l’etichetta). Quanto ha viaggiato? Sì, il trasporto incide meno rispetto ad altri fattori, ma comunque va tenuto a mente nella valutazione
- Azienda produttrice (può essere che l’azienda in questione sia nota a tutti per non rispettare i suoi lavoratori e lavoratrici e per non pagarli equamente – o non pagarli affatto)
- Origine: come è stato prodotto? (è un prodotto di origine animale? proviene da allevamenti intensivi?)
- Packaging: è nella plastica per un reale motivo? Si tratta di un packaging monouso?
- Prezzo: è eccessivamente basso rispetto allo stesso prodotto di altri brand? Chiediamoci perché quel prezzo è così basso…
Ci sono vantaggi nel comprare sfuso?
Da quando ho uno stile di vita più sostenibile ho cominciato a rivedere anche i miei acquisti e, quando posso, prediligo la spesa sfusa. I motivi non sono solo legati al packaging (sì, in giro c’è ancora troppa plastica inutilmente utilizzata, plastica monouso).
- Comprando il cibo sfuso posso scegliere io le quantità: l’esempio migliore è quando vado dal contadino. Posso comprare un peperone, che in casa mangio solo io, e non essere obbligata a comprare confezioni già pronte – con più peperoni – che rischierei di far andare a male.
- Scegliendo io le quantità, posso anche permettermi di variare molto di più: soprattutto con i cereali, posso provare qualcosa di nuovo in quantità modeste per vedere se mi piace.
- Riduzione degli sprechi: compro solo il necessario
- Riduzione dei costi
- il packaging è sempre riutilizzabile
- Risparmio spazio – spesso i packaging sono inutilmente molto ingombranti
- Solitamente sono prodotti meno processati e quindi più sani
A cosa dobbiamo stare attenti quindi?
Nonostante io riconosca gli innumerevoli vantaggi dell’acquistare sfuso, la cosa più importante è non associare il termine SFUSO a quello di SOSTENIBILE: non sono sinonimi, proprio perché non possiamo considerare solo il packaging ma è necessario valutare anche tutti gli altri aspetti visti prima. Un avocado sfuso potrebbe essere molto meno sostenibile dell’orzo nella busta di plastica. La chiave per trovare il giusto compromesso (senza impazzire) è vagliare bene tutte le alternative che abbiamo davanti. Perdiamo 5 minuti per leggere le etichette, oltre che guardare il packaging: e magari una volta a casa – quando abbiamo più tempo – facciamo una breve ricerca dei brand che abbiamo visto per avere qualche info in più sulle aziende produttrici, così la prossima volta saremo più preparati e ci metteremo meno a scegliere.
Lo sforzo richiesto è maggiore all’inizio: una volta fatte le valutazioni tra i prodotti che ci interessano sarà più veloce la scelta, anche perché – non so a te – ma a me capita spesso nei supermercati di riprendere gli stessi prodotti.
Parliamone
E tu? Sei abituat* a comprare sfuso? Ti trovi?
Ti aspetto su: marta@gentilmenta.com