Vivere di autoproduzione
Che cos’è l’autoproduzione?
Ho fatto il deodorante in casa. Mi sono autoprodotta la crema corpo. Mangio solo quello che coltivo. Se almeno una volta hai sentito una di queste frasi (o qualcosa di simile), allora hai già sentito parlare dell’autoproduzione. Con il termine autoproduzione sempre più persone intendono un vero e proprio “ritorno alle origini”, che quasi sempre coincide anche con il ritrovare un contatto con la Terra. Ma se hai sentito una di quelle frasi scritte poco fa, allora ti sarai immaginato l’autoproduzione anche come il desiderio di autoprodursi quanti più prodotti possibili in autonomia, evitando così di doverli comprare. La verità è che sono valide entrambe come spiegazioni.
C’è chi sceglie la strada dell’autoproduzione perché vuole sapere esattamente quali ingredienti ci sono nei prodotti che consumerà, c’è chi lo fa perché vuole risparmiare, c’è chi lo fa per altre ragioni etiche e/o ambientali. Sì, anche l’autoproduzione può essere legata alla sostenibilità perché, se fatta con le dovute conoscenze e accortezze, può rivelarsi una scelta sostenibile.
I vantaggi dell’autoproduzione
L’autoproduzione ha preso sempre più piede in numerosi ambiti della nostra vita. Infatti se inizialmente era circoscritta all’ambito alimentare, adesso ti sarà capitato di vederla relazionata anche ai prodotti per la cura della persona, della casa, addirittura degli animali domestici.
Tra i vantaggi che può portare questo processo ci sono:
- Conoscenza degli ingredienti presenti nel prodotto (che si tratti di qualcosa che poi mangeremo o metteremo sulla nostra pelle, è sempre bello – e utile – sapere cosa abbiamo tra le mani)
- Risparmio: alcuni prodotti se fatti in casa costano molto meno rispetto all’acquisto al supermercato. Nella mia esperienza, il risparmio è molto evidente quando si tratta di cibo. Hai mai provato a piantare della lattuga o dei pomodori sul balcone?
- Riduzione del nostro impatto. Ebbene sì, questa scelta in alcuni casi ci permette anche di ridurre il nostro impatto ambientale, ad esempio se scegliamo di installare dei pannelli fotovoltaici e ci produciamo in autonomia l’energia da consumare in casa.
Il sogno dell’autosufficienza
Non so se anche a te è mai capitato, ma a me è successo più volte di chiedermi come sarebbe se fossi del tutto autosufficiente. Se non dovessi più comprare quello che le grandi aziende e le multinazionali mettono sul mercato, in primis per quanto riguarda il cibo. Immagino che sarebbe un’esperienza davvero arricchente e soddisfacente ma anche molto difficile. Mi sono imbattuta tempo fa in un video di Rob Greenfield, un vero e proprio maestro dell’autoproduzione, che per un anno non ha comprato nulla e ha vissuto solo ed esclusivamente con quello che aveva autoprodotto: il messaggio che lancia è davvero forte. Invita a rivalutare i nostri consumi (e i conseguenti sprechi), a riavvicinarci ai ritmi della natura, a sviluppare abitudini più sane per noi e per l’ambiente. No, non è affatto facile e sicuramente non siamo chiamat* tutt* a farlo: però possiamo fare come sempre lo sforzo di informarci e trarne anche solo un piccolo beneficio. Essere autosufficienti in tutto è un impegno 365 giorni l’anno: richiede tempo, pazienza e tanta dedizione.
L’altra faccia dell’autoproduzione
Sono fermamente convinta dei benefici dell’autoproduzione ma proprio perché anch’io nel mio piccolo ho fatto i miei esperimenti, so che c’è anche il rovescio della medaglia. Inizialmente davo per scontato che naturale fosse sinonimo di sostenibile e quindi di migliore. In realtà non è così, non sempre. Ad esempio, ho autoprodotto il detersivo per lavatrice e all’inizio pensavo di aver fatto un affare. Ingredienti naturali quindi meno inquinanti e panni puliti (chiari, scuri, colorati). Questo il primo mese. Poi i panni – e la lavatrice – hanno cominciato ad avere un odore strano, quasi fastidioso direi. Poi ho capito che il detersivo naturale e sostenibile non era formulato correttamente. Oltre ad aver prodotto un detersivo che in sostanza non lavava, poi l’avevo anche sprecato. Ne avevo fatto parecchio e mi è toccato buttarlo via.
Cosa ho imparato quindi?
1. Naturale e sostenibile non sono sinonimi. E non sono sempre l’alternativa migliore.
2. A volte autoprodurre prodotti a casa è più costoso.
3. Se non sappiamo bene cosa stiamo facendo potremmo, nel migliore dei casi, creare un prodotto inefficace. Sì, nel migliore dei casi. Perché ci sono anche casi in cui possiamo fare dei veri e propri danni. Soprattutto nel mondo beauty credo di aver visto davvero la qualunque.
4. Se facciamo esperimenti con superficialità rischiamo di produrre inutili sprechi.
5. Per autoprodurre determinati prodotti serve tempo.
Detersivi homemade, creme autoprodotte, pozioni magiche
Quando parliamo di autoproduzione non pensiamo solo al cibo e alla cucina: pensiamo anche a tutti quei prodotti che riguardano la cura della persona (e dell’igiene ad esempio), o la cura della casa. Detersivi, sgrassanti, saponi, deodoranti, dentifricio… Potrei fare un elenco lunghissimo di prodotti che vedo continuamente autoprodotti. In alcuni casi, se dietro ci sono persone che sanno quello che fanno, può sicuramente essere un’ottima soluzione: credo davvero che si possano creare prodotti più sostenibili e meno impattanti. Non credo però che tutti possiamo/dobbiamo farlo. A volte mi sembra che le persone debbano per forza riempire delle caselline, anche quando si parla di azioni più sostenibili. Ma non c’è una gara a chi riempie tutte le caselle. Ognuno deve essere consapevole di ciò che ha e di ciò che può fare. Personalmente ho capito che ci sono cose, soprattutto in cucina, che posso autoprodurmi. Sul fronte pulizia della casa, salvo pochissime cose: scioglicalcare, brillantante, ammorbidente: te ne parlo meglio in questo articolo.
Mentre per quanto riguarda i prodotti di cura della persona ammetto di essere ancora molto scettica se si tratta di produzione. Non mi piacciono diversi prodotti che trovo in commercio, soprattutto se ci sono dentro ingredienti come il petrolio (ebbene sì, capita), ma cerco sempre l’alternativa migliore per me tra quelle che ci sono già. Preferisco prima avere un minimo di conoscenza degli ingredienti prima di sperimentare. Ho anche comprato un corso tempo fa, che non ho ancora fatto ma che ho intenzione di (ri)prendere in mano. Non so se alla fine li produrrò davvero, ma sicuramente proverò a capirci qualcosa.
Parliamone
E tu? Ti sei mai dedicat* all’autoproduzione?
Ti aspetto su: marta@gentilmenta.com