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La sostenibilità dei formaggi

Proviamo a capirci qualcosa

Questo è uno di quegli articoli che, fino alla fine, non sapevo se volevo scriverlo o no. Ci sono argomenti legati alla sostenibilità che sono estremamente complessi, e la sostenibilità dei formaggi è uno di quelli secondo me. La verità forse è che questo articolo lo sto scrivendo più per me che per te che lo leggerai. Sì, perché mettere nero su bianco mi aiuta da sempre a definire meglio le cose, soprattutto quelle che voglio studiare e approfondire.

Ad oggi sono vegetariana: negli ultimi mesi ho fortemente ridotto il consumo di uova e latticini, ma mi capita ancora di mangiarli. Ti dico questo perché mi sento un po’ a un bivio. Da un lato mi sono chiesta se davvero posso fare la differenza per questo pianeta se smettessi di mangiare uova e latticini, dall’altro vorrei anche capire quant’è questa differenza.
Spoiler: non ho ancora la risposta, ma in questo articolo ti voglio parlare proprio dei miei dubbi.

I principali problemi legati all’industria casearia

Il primo step – fondamentale – è capire perché l’industria casearia rappresenta un problema per il nostro Pianeta.

“Secondo una ricerca dello IATP (Institute for Agriculture and Trade Policy) tredici delle più grandi aziende del settore lattiero-caseario inquinano più dei maggiori produttori di combustibili fossili del mondo: l’australiano BHP e lo statunitense ConocoPhillips”, fonte EssereAnimali.

Inoltre, secondo i dati riportati nell’inchiesta sulla filiera del latte in Italia e in Europa datata dicembre 2019 (European Consumers – L’Associazione delle associazioni), il continente europeo è il principale produttore mondiale di latte. Tra questi l’Italia ha un ruolo chiave, visto che la produzione di latte delle aziende italiane è pari a 12.916.400 tonnellate, fonte Tecno.

L’industria casearia ha un impatto ambientale considerevole per 2 motivi principali:
1. L’elevata produzione
2. L’eccessivo consumo di risorse per far fronte all’elevata produzione

Importante poi ricordare che va sempre considerato l’intero ciclo di vita di un prodotto (LCA), anche quando si tratta dei formaggi: questo significa che bisogna partire da come vengono allevati gli animali, passando poi per la produzione, il packaging, il trasporto: ma è necessario considerare anche quanti scarti verranno prodotti, come verranno riutilizzati o smaltiti. Cercando online mi sono imbattuta in una tesi di dottorato molto interessante, che ti lascio qui.
Quello che è emerso da questa tesi è che il modo in cui gli animali vengono allevati impatta moltissimo sull’impronta finale di carbonio. Non solo: le fasi di produzione del latte e di imballaggio presentano un impatto minore ma comunque non trascurabile – sempre in termini di impronta di carbonio (minore invece quella di distribuzione).

sostenibilità dei formaggi

Un’altra complessità

Solitamente per avere un po’ più chiaro l’impatto di un prodotto si richiede un LCA, ovvero un’analisi del ciclo di vita di un prodotto. Nel caso del latte questa analisi è molto complicata in quanto bisogna tenere in considerazione numerosi fattori. Ad esempio se il latta è di origine bovina oppure ovina, o se l’allevamento è intensivo o estensivo, come viene effettuata la produzione in termine di consumo delle risorse (che può cambiare da stabilimento a stabilimento e che ha un impatto non da poco a livello ambientale) – e potrei andare avanti.

È solo una questione ambientale?

No, non esattamente. Conosco tante persone che non mangiano latte e derivati e lo fanno principalmente per una questione etica, morale. Mi hanno spiegato che le mucche sono costrette ad avere almeno 1 vitello all’anno (tramite inseminazione): poco dopo averlo dato alla luce vengono separate perché il latte non può essere destinato al vitello (a cui invece gioverebbe, e molto).

Non voglio entrare nel dettaglio dei maltrattamenti che mucche e vitelli subiscono, ma entrambi vengono sfruttati fino alla fine per essere il più possibile produttivi e redditizi. Quello che mi sento di dire è che sempre più spesso mi sto rendendo conto di quanto la sostenibilità ambientale sia legata anche a quella etica e a quella sociale.

La mia esperienza

Come ti ho già anticipato, non sono vegana, tuttavia ho voluto e continuerò a ridurre il consumo di latte e derivati. Questo perché, restando sul tema principale dell’articolo che è la sostenibilità dei formaggi dal punto di vista ambientale, quello che è emerso da tutte le fonti che ho letto (tesi, articoli, studi…) è che l’industria casearia ha un grande impatto sulle emissioni di CO2.

Di sicuro non cambierò il mondo mangiando qualche formaggio in meno ma di recente ho letto un libro bellissimo del fondatore di Patagonia, Let My People Go Surfing, che mi ha ricordato che ogni nostra azione (come singoli individui) ha un peso. Perché se ognuno di noi scegliesse di mangiare meno formaggi, ci sarebbe meno richiesta e – a lungo andare – le aziende sarebbero costrette a ridimensionare la loro produzione. Che senso ha produrre tanti formaggi se poi non ci sono più così tanti consumatori?

Parliamone

E tu? Hai qualche certezza in più sulla sostenibilità dei formaggi?

Ti aspetto su: marta@gentilmenta.com

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