compensare le emissioni - cover

Compensare le emissioni: quando ha senso farlo

Un passo indietro per capire meglio le emissioni

Per capire cosa significa e quanto è importante compensare le nostre emissioni, dobbiamo fare un passo indietro e tornare all’Accordo di Parigi del 2015, un trattato internazionale stipulato tra gli Stati membri della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), riguardo alla riduzione di emissione di gas serra e alla finanza. L’articolo 6 degli accordi di Parigi è dedicato proprio ai sistemi nazionali e internazionali per comprare e vendere certificati di emissioni di gas che alterano il clima. È proprio nel punto 2 dell’articolo 6 che si consente agli Stati di mettersi d’accordo per “scambiarsi” le riduzioni e gli assorbimenti delle emissioni.

Carbon Neutrality

Nel 2015 l’ONU ha lanciato il Climate Neutral Now, un’iniziativa che ha come scopo quello di incoraggiare le parti interessate in tutto il mondo a compiere azioni verso le emissioni nette zero, in linea con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Un obiettivo ambizioso quello dell’Unione Europea

Cosa sono le emissioni?

Ogni Stato con le sue attività emette nell’atmosfera biossido di carbonio (CO2): questo rientra nei gas clima-alteranti che contribuiscono al surriscaldamento del nostro Pianeta (non è l’unico, ma è sicuramente tra i più diffusi). Per far sì che uno degli obiettivi degli accordi di Parigi – quello che riconosce l’importanza di limitare l’aumento della temperatura media mondiale a 1,5 ° – venga rispettato, è necessario quindi limitare le emissioni. Non tutti gli Stati hanno le stesse emissioni: in cima ad esempio troviamo Cina, Stati Uniti e India, mentre sul fondo (tra quelli che emettono quindi di meno) ci sono Nigeria, Kuwait e Belgio. Da qui l’introduzione delle compensazioni.
Lo stesso discorso però vale anche per le aziende e per le singole persone: tutti siamo responsabili delle emissioni anche se in misura differente. Pensate a una multinazionale e a un’azienda composta da 10 dipendenti: l’impatto che hanno sull’ambiente è differente ma in entrambi i casi ognuno deve fare la sua parte.

Compensazione delle emissioni

Nasce così l’idea di permettere agli Stati e alle aziende di compensare le proprie emissioni, ovvero di bilanciare la quantità di anidride carbonica generata da una qualsiasi attività attraverso progetti che, se correttamente realizzati e certificati, producono dei crediti di carbonio che poi è possibile scambiare nel mercato dedicato.

Un credito di carbonio equivale alla rimozione di una tonnellata di anidride carbonica dall’atmosfera. Ma dove si prendono questi crediti di carbonio? Un’azienda che vuole compensare le proprie emissioni deve affidarsi a progetti certificati da programmi di accreditamento esterni. Tra i più noti ci sono Verified Carbon Standard o The Gold Standard. I crediti di carbonio sono strumenti che vengono a tutti gli effetti scambiati e venduti (il loro costo è variabile ma hanno raggiunto anche picchi di 90 euro a credito – e c’è chi dice che sono destinati a crescere ancora). I crediti di carbonio hanno una loro valenza perché ci sono dei mercati di riferimento e degli standard da rispettare.

Progetti nati per compensare le emissioni: tutto quello che devi sapere

Un’azienda non potrebbe decidere di compensare le proprie emissioni basandosi su un progetto da lei stessa elaborato – suonerebbe un po’ strano no? Questo progetto deve essere convalidato e certificato da società terze (imparziali). Tra le più grandi società spicca Verra, ma non è certo l’unica. Come ha spiegato Andrea Maggiani, founder and managing director di Carbonsink, società di consulenza che aiuta le aziende a ridurre e compensare le loro emissioni a Linkiesta: «I progetti fatti bene e con tutti i crismi del caso sono sempre utili, ma un’azienda, per essere credibile, deve inserirli come ultimo step della sua strategia, quello che adotta soltanto dopo aver fatto tutto quello che è possibile fare per ridurre al minimo le proprie emissioni».

Quali sono i principali problemi legati a questi progetti?

  • Non tutti i progetti sono – purtroppo – affidabili. Non solo: di recente un’inchiesta uscita su Internazionale ha portato alla luce alcuni retroscena sui numeri millantati finora da una delle società più affidabili (Verra) – dimostrando una realtà diversa da quella raccontata finora dall’azienda. I numeri mostrati finora infatti, non sembrano essere attendibili, così come non lo sono i risultati che hanno prospettato.
  • Molte aziende approfittano consapevolmente di questi progetti – magari per avere un ritorno economico.
  • Molte aziende usano la scusa della compensazione delle emissioni per inquinare ancora di più. Ma l’obiettivo non è quello di permettere alle aziende di emettere ancora più CO2 con la scusa che tanto poi si compensa. Come ha spiegato Maggiani, bisogna prima di tutto capire come ridurre le proprie emissioni, non come compensarle.

Ma come si compensano le emissioni?

Le tipologie di progetti per compensare le emissioni sono tante, ma ce sono 2 che stanno andando per la maggiore. La prima riguarda le attività di riforestazione (e piantumazione), la seconda invece riguarda l’utilizzo di nuove tecnologie per rimuovere la CO2 in eccesso. A prescindere però dal tipo di progetto che un’azienda vuole sposare, ci sono due modi per attuarlo:

  1. mettendo in piedi un progetto (ad esempio di piantumazione degli alberi), dichiarando poi autonomamente quante emissioni sono state ridotte;
  2. affidarsi a progetti che seguono gli standard accreditati a livello internazionale.

Come spiega Maggiani:
«Nel primo caso la compensazione è svolta in maniera arbitraria e senza dei meccanismi di accounting, nel secondo, che si affida a protocolli molto precisi, mi permette di ottenere la certificazione di quanti crediti di carbonio posso cancellare attraverso il mio intervento. Questa seconda tipologia di progetti presenta delle complessità sicuramente maggiori perché i requisiti da rispettare sono moltissimi, a partire da quello dell’addizionalità: io non posso beneficiare del fatto che sono proprietario di una foresta che già esiste, ad esempio». 

I progetti di compensazione delle emissioni migliori sono quelli che non sono fini a se stessi ma che sono inseriti in un’ampia strategia aziendale, volta a ridurre e azzerare le proprie emissioni. I crediti di carbonio – e la compensazione delle emissioni in generale – sono solo l’ultima fase di questa strategia (come abbiamo già detto). Se un’azienda compra crediti di carbonio per progetti affidabili ma dimostra di avere solo questi – e nessuna strategia generale – allora forse c’è qualcosa che non va.
Anche in questo caso purtroppo, il greenwashing è sempre in agguato.
Esistono progetti meritevoli? Spoiler: sì. Per fortuna. Ma da soli non bastano.

La compensazione dei voli

Non parliamo solo di aziende però. Sicuramente avrai sentito parlare anche delle emissioni che puoi compensare quando prendi un aereo. O ti sarà capitato di chiederti se valesse la pena spendere di più per compensare la tua parte di emissioni. Come funziona? Lo spiega sempre Maggiani. Al mio acquisto di un biglietto aereo corrisponde un quantitativo di CO2 emessa. La compagnia aerea, che registra tutte le transazioni e quindi tutti i clienti che scelgono la compensazione, somma i chilogrammi di CO2 corrispondenti e poi, mensilmente, trimestralmente, annualmente o in real time, va a cancellare i crediti di carbonio corrispondenti da un progetto che ha in essere. Lo fa a nome mio (ma altrimenti lo farebbe comunque, a nome suo).

Per quanto la compensazione possa sembrare una buona idea, la soluzione migliore è chiederci se davvero dobbiamo prendere quel volo o se non possiamo trovare un’alternativa più sostenibile – ad esempio il treno.

Parliamone

E tu? Quanto ne sapevi delle compensazioni delle emissioni?

Ti aspetto su: marta@gentilmenta.com

Articoli simili